Ci sono diverse chiavi di lettura per i dati di vendita dei telefonini relativi al terzo trimestre dell’anno. La prima, e diciamo pure la più rilevante per alcuni aspetti, è il sorpasso operato da Xiaomi ai danni di Apple: il produttore cinese, stando ai dati elaborati dalla società di ricerca Idc, guadagna infatti il gradino più basso del podio in virtù di una crescita del 42% a volumi nel periodo considerato (46,5 milioni le unità spedite) che le vale una quota del mercato globale pari al 13,1%. La società della Mela, per contro, complice anche il ritardo della presentazione dei nuovi iPhone 12, deve fare i conti con un calo delle consegne superiore al 10% nel raffronto anno su anno (passando da 46,6 a 41,6 milioni di iPhone) che le vale una fetta dell’11,8%. Non è bastato, insomma, ai fini delle statistiche, l’ottimo gradimento dei consumatori per l’iPhone 11 anche se a Cupertino probabilmente non sono preoccupati più di tanto alla luce del fatturato record del quarto trimestre fiscale, chiuso con 64,7 miliardi di dollari di fatturato (gli iPhone hanno contribuito però “solo” con 26,4 miliardi, toccando il valore più basso dal 2014).

Di sorpasso si tratta, per quanto fosse più nell’aria stando alle indicazioni degli esperti, anche per quanto riguarda la prima posizione in classifica. Samsung, infatti, torna a fare la voce grossa e scavalca una Huawei che, almeno in apparenza, fa molta fatica a contrastare l’onda lunga del “blocco” imposto dall’amministrazione americana e la conseguente perdita di Android e della galassia di servizi Google. Il colosso di Shenzen, sempre secondo Idc, perde nel terzo trimestre il 22% delle vendite rispetto allo stesso periodo del 2019 e con 51,6 milioni di unità distribuite sul mercato (ben 14,7 milioni in meno rispetto a dodici mesi fa) chiude il periodo con una market share del 14,7%. Il chaebol coreano, per contro, recupera in modo prepotente parte del terreno perduto superando il tetto degli 80 milioni di smartphone venduti e guardando le rivali dall’alto verso il basso con una quota del 22,7%.Mercato in ripresa e linea con il 2019Un’altra indicazione che non passa inosservata, classifica alla mano, è la sostanziale tenuta del settore al confronto con lo stesso trimestre di un anno fa, quando la pandemia era un fenomeno assolutamente imprevisto. Da luglio a settembre 2020 le spedizioni su base mondiale sono arrivate a 353,6 milioni, in forte ripresa rispetto alla brusca frenata del secondo trimestre, e il calo rispetto al 2019 è solo dell’1,3%. Resta ora da capire, con le nuove restrizioni che stanno interessando tutti i Paesi europei, cosa succederà nell’ultimo periodo dell’anno, notoriamente il più prolifico

Un ultimo elemento di riflessione chiama per altro in causa il Paese dove il virus del Covid 19 ha avuto origine e dove (almeno così sembra) è stato sconfitto. E parliamo naturalmente della Cina. Altri due vendor ancora poco conosciuti al pubblico italiano, come Realme e Vivo (che nel nostro Paese ci è sbarcata da poco), hanno fatto segnare rispettivamente un aumento dello spedito del 45% e del 4% anno su anno, e sono risultati che proiettano la prima (secondo i dati di Counterpoint Research) in settimana posizione e la seconda (dati Idc) al quinto posto assoluto con una quota di mercato dell’8,9%, tre punti percentuali sotto la performance di Apple. C’è quindi moltissima Cina nella “top ten” degli smartphone e grazie alla presenza di Oppo, Lenovo e Tecno (marchio di Transsion Holding) sono ben sette le aziende della Grande Muraglia fra i primi 10 produttori al mondo. E non è ovviamente un caso.