Un sensore per scoprire la positività al Covid attraverso l’analisi del fiato in tempo reale. Con un sistema, che non sostituisce comunque gli altri in uso, molto simile a quello dell’alcoltest. E’ il sensore innovativo, cui sta lavorando il centro ricerche Enea di Frascati. Il dispositivo che funziona con questo sensore si chiama “Asdeco” (Asymptomatic detection Coronavirus), ha dimensioni paragonabili ad uno smartphone, è riutilizzabile e non ha bisogno di reagenti.

«L’idea è nata dall’esigenza di avere a disposizione nuove tecnologie di diagnostica precoce e non invasiva – premette Antonia Lai, ricercatrice del Laboratorio Diagnostiche e Metrologia del Centro Ricerche Enea di di Frascati, impegnata nel progetto con i colleghi Alessandra Pasquo e Simone Mannori -. Stiamo lavorando a pieno ritmo per realizzare entro pochi mesi il primo sensore. La sperimentazione sul campo partirà una volta conclusa la parte di laboratorio e sarà gestita da strutture sanitarie e ospedali, con i quali stiamo avviando accordi di collaborazione».

Per il funzionamento, garantiscono gli esperti, sarà utilizzata una tecnica «ad alta sensibilità e selettività attualmente impiegata in laboratori di analisi specializzati». Dal punto di vista pratico il funzionamento per chi deve sottoporsi all’esame è molto simile a quello di un alcoltest o alla spirometria. Quindi, si soffia dentro la cannuccia e grazie alla cosiddetta “esca”e ai “marcatori del virus” il sistema riesce a individuare in tempo reale le proteine virali contenute nell’espirato.

«La presenza del virus SARS-Cov2 nel sensore – aggiunge Lai – induce un cambiamento sulla luce riflessa, individuata attraverso algoritmi identificativi che permettono una risposta in tempi rapidi senza l’utilizzo di reagenti. Finora lo screening di massa su intere popolazioni ha dimostrato la sua efficacia nel rallentare l’epidemia, anche grazie all’individuazione degli asintomatici. Per questo è indispensabile lo sviluppo di nuovi strumenti diagnostici a basso costo che permettano il monitoraggio su vasta scala, essenziale per il contenimento della diffusione del virus».

Il dispositivo in fase di studio non viene comunque considerato alternativo ai diversi tipi di test diagnostici in uso uno su tutti il cosiddetto “gold standard”, vale a dire il tampone molecolare “tradizionale”.

«Il sensore Enea non punta a sostituire il test molecolare ma – prosegue la ricercatrice -, ad affiancarlo come test diagnostico rapido su grandi numeri di popolazione». Un esempio? «Il flusso di persone che arriva in un aeroporto o gli studenti che devono entrare a scuola – argomenta ancora – quindi se dall’esame scatta la positività si rimanda la persona al tampone molecolare». E per il futuro anche la possibilità di rilevare la presenza altri agenti patogeni, cambiando semplicemente “esca” e marcatore.