La crisi generata dalla pandemia ha influenzato il modo in cui i consumatori e le imprese interagiscono: se nel breve termine il rischio di un calo generalizzato dei consumi è reale, è altrettanto concreto il fatto che la situazione attuale stia favorendo il passaggio alle transazioni senza contanti e la crescente adozione degli strumenti di digital wallet.
È un cambiamento importante quello che sta interessando il mondo dei pagamenti e riguarda da vicino anche l’Italia. Entro i prossimi cinque anni, infatti, è previsto un incremento stabile sia nelle operazioni concluse con carta elettronica, con un tasso di crescita composito annuo del 6,1%, sia per quanto riguarda il totale delle transazioni cashless, in aumento del 5,3%.
L’impatto del bonus “cashback”
Lo scenario di cui sopra emerge dal report “Global Payments 2020: Fast Forward into the Future” realizzato da Boston Consulting Group (Bcg), uno studio che analizza le dinamiche del mercato dei pagamenti a livello globale provando a tracciarne gli sviluppi futuri. Una delle variabili al vaglio degli esperti, per esempio, è l’entità dell’impatto sulle abitudini degli italiani dell’atteso “Bonus cashback”, misura pensata dal Governo per favorire il passaggio ai pagamenti elettronici e ridurre l’uso del contante.
«L’Italia – commenta in proposito Carlo Bravin, partner di Bcg – è rimasta indietro sui pagamenti digitali, ma è riuscita a reagire e ora, con il bonus si risponde al problema dell’uso delle carte. Sul cashless ci attendiamo una spinta dalla Bce e, soprattutto, che cambino le abitudini di consumatori, aziende e negozianti».
Fedeltà al contante
La fotografia dei trend di pagamento in Italia ci dice che nel 2019 il numero di transazioni pro capite con carta è salito a 57, mentre quelle cashless a 92: si tratta di valori allineati a quelli di Spagna, Malta e Grecia (dove si registrano rispettivamente 103, 96 e 72 operazioni in modalità elettronica per individuo) e sugli stessi livelli di fedeltà al contante si muovono inoltre anche Germania e Austria, dove si contano nell’ordine 68 e 105 transazioni con carta pro capite (ma in questi Paesi è molto più utilizzato il bonifico, quindi uno strumento sempre digitale).
Viaggia invece su livelli decisamente diversi la media dell’Europa occidentale, dove le operazioni elettroniche in un anno sono 172 per individuo e 264 quelle cashless. La palma di soggetti più sensibili ai pagamenti in forma digitale va infine ai cittadini nord-europei, con un numero medio di transazioni effettuate ogni anno con carta che arriva a 389.
Le prospettive di mercato
L’incertezza “imposta” dalla pandemia ancora in corso rende difficile, secondo gli esperti di BCG, la definizione dei possibili scenari a venire. Tre, in ogni caso, le ipotesi possibili di crescita del giro d’affari dei pagamenti elettronici basati sull’andamento del Pil globale.
Se la ripresa dell’economia sarà veloce, l’incremento previsto nei prossimi cinque anni delle transazioni senza l’utilizzo di contanti dovrebbero salire dagli 1,5 trilioni di dollari del 2019 agli 1,8 trilioni, con una crescita media annua del 4,4%, una percentuale importante ma pur sempre nettamente inferiore al 7,3% di cui il settore ha beneficiato dal 2014 al 2019.
In uno scenario di lenta ripresa, invece, il valore delle transazioni si fermerebbe entro il 2024 a quota 1,7 trilioni di dollari entro il 2024, con un Cagr del 2,7%, mentre nell’ipotesi più pessimistica l’incremento previsto nel periodo considerato non andrebbe oltre l’1,1% l’anno.
Chi vincerà nel pagamento
Il rapporto risponde a questa domanda ricordando innanzitutto come questo settore sia oggi popolato da player molto diversi, dalle big tech come Google alle fintech, dai fornitori di servizi agli operatori di nicchia.
Tutti soggetti fra loro concorrenti e in rapida evoluzione e per cui valgono “regole” comuni quali la necessità di riequilibrare il portafoglio prodotti e clienti, sfruttare le opportunità di M&A e di partnership strategica, diventare un’organizzazione data driven e accelerare la trasformazione digitale.