Un potenziale giro d’affari di beni e servizi pari a 790 miliardi di euro l’anno, correlato alla possibilità di ridurre fino a 871 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 e di creare 12,7 milioni di posti di lavoro entro il 2030, con l’introduzione di nuove professioni e la trasformazione di quelle esistenti. È quanto promettono, ovviamente sulla carta, i 55 progetti tecnologici analizzati nell’ambito del rapporto “55 Tech Quests to Accelerate Europe’s Recovery and Pave the Way to Climate Neutrality” realizzato da Capgemini Invent per conto di Breakthrough Energy, il consorzio fondato da Bill Gates (il co-fondatore di Microsoft) a braccetto con i principali giganti tech del pianeta, per accelerare la transizione all’energia pulita. Si tratta di progetti, come spiega la nota che accompagna lo studio, che possono accelerare la ripresa economica e i cicli di innovazione per affrontare il cambiamento climatico, contribuendo al raggiungimento da parte degli obiettivi europei in materia di riduzione delle emissioni di gas serra fissati per la fine di questa decade.

L’auspicio di avere, entro il 2050, un’Europa “net-zero” (e quindi con un’impronta di carbonio netta pari a zero, eliminando del tutto le emissioni di Co2) e con una qualità dell’aria migliore, si accompagna a sensibili impatti sotto il profilo economico. Nella fattispecie, è stato calcolato che per ogni euro investito in questo portafoglio di tecnologie votate ad accelerare si dovrebbero generare, in futuro, 9 euro di valore aggiunto lordo. Per arrivarci, e raggiungere anche l’obiettivo strategico della totale indipendenza energetica del Vecchio Continente, gli esperti di Capgemini Invent hanno delineato e definito una serie di linee guida (rivolte a governi e investitori) per utilizzare i 750 miliardi di euro stanziati dal Recovery Fund della Commissione Europea.

Dal 15 ottobre, ogni Stato membro ha facoltà di presentare i propri piani nazionali di ripresa e resilienza nell’ambito della misura di sostegno varata dalla Ue ed è in questa direzione che il report “Fit for Net-Zero” ha studiato e analizzato l’applicazione delle tecnologie (già disponibili e di prossima generazione) in cinque settori economici interconnessi: energia, edilizia e costruzioni, industria, trasporti, alimentare e utilizzo del suolo. Il fine? Innanzitutto quello di assicurare coerenza fra i diversi piani nazionali con la legge europea sul clima (e il target di zero emissioni nette entro il 2050) e il fatto che gli stessi piani di riduzione dei gas serra siano sulla traiettoria corretta per sconfiggere il cambiamento climatico. Al vaglio degli esperti (innovatori, imprenditori, strategist aziendali e decisori politici) sono finiti oltre 200 progetti papabili di possibile finanziamento e con livelli differenti di maturità tecnologica; quelli selezionati sono per l’appunto 55 e sono quelli giudicati a più elevato impatto e con le maggiori probabilità di offrire risultati trasformativi veloci e scalabili. «Molte promettenti tecnologie climatiche – ha detto in proposito Ann Mettler, Senior Director di Breakthrough Energy – sono in cantiere, ma ora devono essere portate su larga scala in tempi brevi e questo impone all’Europa di andare oltre i propri sforzi nella ricerca e nella scienza, ponendo la stessa enfasi su sviluppo e implementazione». Concetto ripreso anche da Marco Perovani, Telco, Media, Technology & Energy, Utilities, Services Director di Capgemini in Italia, secondo cui la ricerca conferma che “la rivoluzione tecnologica verde in Europa può essere tanto significativa quanto quella digitale”.

Ma quali sono queste tecnologie in questione? Sei i percorsi che le raggruppano e si va dall’idrogeno (applicato a molteplici settori industriali, oltre che alla mobilità) alle giga-fabbriche per la produzione delle tecnologie pulite, dall’elettrificazione (in ambito trasporti e smart building soprattutto) alle reti di distribuzione dell’energia, dalla bioeconomia (con la riduzione dell’impatto ambientale dell’intera catena del valore del settore agricolo) ai cosiddetti Ccus (Carbon capture and utilization), e cioè i sistemi per il riciclo e lo stoccaggio dell’anidride carbonica. Nell’elenco redatto da Capgemini troviamo pannelli solari di nuova generazione ma anche soluzioni innovative per aumentare il potenziale delle strutture offshore per l’eolico o materiali alternativi (come il legno) per sostituire il tradizionale calcestruzzo nelle costruzioni. E ancora pompe di calore e sistemi geotermici, motori ad altissima efficienza per l’industria 4.0 e tecnologie avanzate per aumentare la circolarità delle materie plastiche. Molto ricca è anche la sezione che raccoglie i progetti destinati ad aumentare le prestazioni energetiche degli edifici, dove spicca l’utilizzo diffuso dei sensori intelligenti e quello degli strumenti digitali nei processi di progettazione e di ingegnerizzazione. E infine i trasporti, con la riconversione dei propulsori alimentati a combustibile fossile e l’adozione delle celle a idrogeno per i mezzi pesanti (camion, autobus e veicoli industriali), lo sviluppo delle infrastrutture private per la ricarica delle auto elettriche, la produzione su larga scala di batterie agli ioni di litio per la mobilità green e le immancabili vetture a guida autonoma, in una logica di utilizzo condiviso per ridurre del 30% il numero di auto in circolazione nelle città europee.