Dieci euro in più. Ottanta euro a videogioco è una soglia psicologica che segna un prima e un dopo. Non solo nel mercato dell’intrattenimento videoludico mondiale ma anche per le famiglie, perché con la prossima generazione di console Playstation 5 e Xbox Series che debutterà tra meno di un mese i giochi costeranno quanto il bonus mensile di Matteo Renzi. Ci si interroga se sia un prezzo sostenibile, sopratutto in tempi di recessione globale. Tuttavia, i videogiochi non subivano un aumento consistente da più di quindici anni. Anzi: il rapporto tra quantità d’intrattenimento offerto e costo del biglietto d’ingresso è di gran lunga migliore di ogni altra forma d’intrattenimento digitale.

E puoi permetterti di valicare la soglia psicologica degli 80 euro quando hai già riempito i tuoi prodotti di microtransazioni? Del resto sono già tantissimi gli appassionati che acquistano aspettando sconti sempre più consistenti, e soprattutto introdotti sempre più in anticipo. Il rischio insomma è che il mondo dei videogiochi stia aumentando dei prezzi già ritenuti troppo alti, segnali inequivocabili di un’industria che fatica a reggersi in piedi, sempre più rischiosa per gli investitori, dove un singolo flop può far crollare una compagnia costruita su dozzine di successi consecutivi.

Ed eccoci così alla possibile soluzione di Microsoft. Accendendo la nuova console che abbiamo provato, è proprio quella del Game Pass la scritta che attira di più lo sguardo. Inoltre è necessario oltrepassare i suoi scaffali virtuali per accedere al più classico Microsoft Store: un trucco che ricorda quel che avviene in certi supermercati. Ti fanno arrivare in cassa con dieci costosissime confezioni di caffè torrefatto con i grani pre-digeriti dagli animali del Guatemala, anche se eri entrato per un comprare il solito detersivo per i piatti al limone, quello che sgrassa meglio. Inoltre, se non accedi direttamente alla tua libreria, là dove è possibile scartabellare i giochi che già si possiedono, la disposizione grafica ti fa credere di averne già centinaia a disposizione, cosa peraltro vera se ci si accontenta di un accesso legato all’abbonamento.

Tutto lascia pensare che a Microsoft interessi sempre meno venderti i giochi, ma soprattutto farti abbonare al Game Pass. Prevale quel modello Netflix che a qualche tipologia di giocatore, specialmente quelli legati al feticcio fisico, farà orrore, ma che abbiamo già imparato ad accettarle con film, serie tv e album musicali. Perché non dovremmo farlo con i videogiochi? Non sappiamo se questo approccio sarà sostenibile sul lungo periodo, ma da consumatore che spende cifre indecenti sui videogiochi dall’oramai lontano 1986, quale sono, è senza dubbio una svolta.

Il Game Pass è per esempio un ottimo modo per provare un prodotto prima di comprarlo, del resto di demo ne fanno sempre meno e, quando sono previste, vengono date in esclusiva a chi il gioco lo ha già preordinato. Anche questa è una follia inspiegabile di questa industria alla deriva: se ho fiducia nel mio prodotto, lo farei provare in primis a chi non è convinto, e non solo a quelli che hanno già aperto il portafoglio. E che dire di quei giochi diversi dal solito che gli amici non si fidano di comprare perché «tanto ci giochiamo due volte e basta»? Con il Game Pass basterà attendere la fine del download e quel martedì che il Covid ci ha privato del calcetto potrà trasformarsi in un martedì tra le trincee di Battlefield V, o tra i pirati di Sea of Thieves. Se poi un titolo ci piace particolarmente, e magari è in procinto di essere tolto dal servizio, dal Game Pass avremo sempre uno sconto per l’acquisto e l’utilizzo perpetuo.

Questo approccio aiuta e molto, anche tutti quei prodotti di qualità eccelsa ma dalla durata limitata, quelli per i quali 80 euro sono effettivamente troppi e a cui ci si può rivolgere per riempire un’unica serata libera.Il Game Pass è destinato a cambiare la fisionomia di certi prodotti: molti dei quelli sviluppati per questo servizio non potranno che essere espansi costantemente, per un’evoluzione continua che cercherà in ogni modo di tenerti all’interno dell’ecosistema, o per convincerti a spendere qualcosa in più per accedere a quel che verrà furbescamente escluso nell’abbonamento base. Ma non è già cosi che funziona con Minecraft per esempio, in sviluppo da ben undici anni, o con il recente Flight Simulator che attraverso il Game Pass permette l’uso soltanto di alcuni velivoli?